Sud Korea Film - the heart of cinema

Ex poliziotto ora magnaccia si mette sulle tracce di un tizio ritenendo stia sottraendo ragazze al suo giro, invece quello è un killer che le prende a martellate. Strano, avvincente thriller, in cui tutto sembra concludersi nella parte iniziale, con l'assassino che confessa in una stazione di polizia, ed invece da lì parte una corsa contro il tempo, sia per evitarne il rilascio in assenza di prove, sia per salvare l'ultima vittima. Se la polizia ci fà una figura barbina, il protagonista rivela, sotto la scorza di cinismo, la propria umanità dolente. Epilogo nerissimo, con uno sprazzo di luce.

Alla frontiera che divide Sud e Nord Corea, due minuscole guarnigioni si fronteggiano l'un l'altra, divise da un ponte che però non sarebbe difficile attraversare. Inizia come indagine su un incidente che mette a rischio la precaria tregua armata, prosegue come un moderno Rashomon in cui tutti nascondono la verità, con risvolti imprevisti e spiazzanti. Prima di girare la trilogia, Park Chan-wook già grande con questo film sull'amicizia virile, che riesce a far percepire come pochi altri l'insensatezza della guerra. Cast magnifico, sequenze di grande suggestione, finale che colpisce al cuore.

Capolavoro che lascia storditi ed ammirati per la potenza della storia di queste vendette incrociate, le soluzioni visive di grande suggestione (la carrellata laterale lungo il corridoio, il protagonista che pedina se stesso nei suoi ricordi), la straordinaria interpretazione di Choi Min-sik, la struggente bellezza della colonna sonora. "Ridi e il mondo riderà con te; piangi e piangerai da solo": vorrei non averlo visto per poterlo rivedere ancora come la prima volta. Nella top-ten personale, il massimo di pallini, il film a cui devo la scoperta del cinema sudcoreano.

Pur essendo inferiore ai due precedenti film della trilogia, si tratta comunque di un'opera di spessore; imperfetta ma indimenticabile, sia per la storia intrigante che per lo splendido, terribile pre-finale. Penso che questa parte, in cui sono protagonisti i parenti delle vittime, possa coinvolgere maggiormente chi, per età e ruolo, si possa identificare con essi. Come madre di due bambini l'ho trovato quasi insostenibile, come se mi costringesse forzatamente a interrogarmi su come agirei al loro posto. E in questo sta la forza del film.

Dei tre film della trilogia, è il meno spettacolare. La violenza, sublimata dall'estetica in Old boy e in Lady Vendetta, è qui spoglia, squallida come gli ambienti in cui avviene, a volte frutto del caso. Anche il tema della vendetta è più sfumato: ad un certo punto non si sa da che parte stare: tutti sembrano ad un tempo innocenti e colpevoli. Straniante ed inesprimibile come Ryu, il ragazzo muto dai capelli verdi, è un film che disturba, con momenti quasi insostenibili. Al termine si resta attoniti, ma cresce nel ricordo. Capolavoro.

I'M A CYBORG BUT THAT'S OK In una clinica psichiatrica, una ragazza che si crede un cyborg rischia di morire perchè si rifiuta di mangiare. ma un altro ricoverato, ladro di giovedì e di sogni, saprà salvarla grazie ad un apparecchio che converte il riso in energia elettrica. Poetico e bizzarro, lunare come il volto della protagonista, dolce come il fiocchetto di capelli sul capo del giovane ladro, pur contenendo il tema della vendetta (la ragazza-cyborg vuol sterminare i medici colpevoli di aver segregato l'amata nonna), appare eccentrico rispetto all'opera del regista

THIRST A seguito della sperimentazione di un nuovo farmaco, prete cattolico si ritrova vampiro. Cercherà di conciliare la sua nuova natura con i precetti religiosi, fino a quando la relazione con la moglie di un amico non complicherà la cose. Da uno dei più grandi registi viventi, un film che riconcilia con il mito del vampiro dopo tante sciocchezze adolescenziali. Prima parte lenta, ondivaga, ma poi scatta la scintilla erotica fra i due protagonisti ed il sangue, finora incanalato in tubicini asettici, scorre liberamente. Imperfetto, affascinante.

Amarissimo, ispirato ad una vicenda di cronaca, ambientato in una provincia umida e fangosa. Come nell'americano Zodiac, al centro della storia non è la personalità del killer ma le trasformazioni che la catena di delitti e le lunghe, estenuanti indagini, determinano nelle vite e nei caratteri degli inquirenti. Anche il poliziotto venuto dalla città, inizialmente presentato positivamente, finirà per corrompersi in una spirale di violenza al termine della quale non si intravede alcuna catarsi.

"The host" sembrerebbe giocare subito la sua carta migliore, con la prima apparizione del mostro - una scena di massa girata con coinvolgente maestria. Ma nel seguito l'intrecciarsi di più temi, come quello della critica antimilitaristica e soprattutto quello incentrato sul valore dei legami familiari, mantengono vivo l'interesse fino al commovente, inaspettato finale. Un film eccellente, con una bella colonna sonora, bene interpretato, in cui gli effetti speciali sono al servizio della storia e non viceversa. Davvero notevole.

BARKING DOGS NEVER BITE In un grande condominio, un professore disoccupato detesta i cani fino al punto di sopprimerli, mentre il custode del palazzo ama cucinarli in umido. Una ragazza intraprendente si mette alla caccia del killer, con esiti maldestri. L'esordio di uno dei migliori registi sud-coreani è all'insegna di una visione tragico-comica della vita, in cui coesistono assurdità e malinconia, grottesco e umana compassione. Ne deriva una commedia curiosa, originale, buon biglietto di presentazione per le opere successive.

Il buono è un cacciatore di taglie laconico, il cattivo un dandy-killer sadico, lo strano un bandito pasticcione: tutti coinvolti nella caccia ad una mappa del tesoro cui sono interessati in molti. Dalla sequenza dell'assalto al treno, formidabile, si snoda una barabanda colorata, iper-cinetica, cui fa da sfondo una Manciuria lunare che non fa certo rimpiangere le ambientazioni western classiche. Magari non tutto è oro quello che luccica, ma ce n'è più che abbastanza per divertirsi sulle orme di tre interpreti di diverso fascino e carisma. Godurioso.

6 anni dopo l'evento che ha cambiato per sempre le loro vite, si rincontrano un ex agente sudcoreano estromesso della polizia dopo il fallimento di un'operazione e una ex spia nordcoreana sotto copertura che non può rientrare in patria perchè sospettata di tradimento. Sarà l'inizio di uno strano rapporto, fra molti sospetti e bugie. Buon film, con testa/coda d'azione, mentre la parte centrale è più psicologica, con toni da commedia. Peccato per l'epilogo, forzato e troppo conciliatorio.

uomo del banco dei pegni, schiacciato dal peso del passato, mantiene contatti umani solo con una bambina sua vicina di casa, trascurata dalla madre e disperatamente bisognosa di affetto. Quando una gang specializzata in traffici di droga e organi la rapirà, nulla lo potrà fermare ed il sangue scorrerà a fiumi. Bel film di grande eleganza figurativa, che richiama per certi versi Leon ma con una dose maggiore di orrore e violenza. Anche se troppo giovane per il ruolo, Bin Won, già figlio ritardato di Mother, è un bellissimo angelo vendicatore.

In un piccolo tempio galleggiante in una valle solitaria, un monaco buddista ed il suo discepolo immersi nello scorrere ciclico delle acque, delle stagioni, degli anni. Parabola didattica misticheggiante di grande bellezza dal punto di vista visivo, con paesaggi mozzafiato ed inquadrature che sembrano acquerelli in movimento, che però, per chi ha apprezzato le prime opere sporche e cattive del regista, lascia la sensazione di una levigatezza eccessiva, di una troppo programmatica "poeticità", il sospetto di un manierismo destinato a confermarsi nelle opere successive.

Uno studente incontra una ragazza ubriaca e le presta aiuto, lei lo ripaga con una serie di prove, umiliazioni e pure botte, ma il suo strano comportamento ha un motivo... Storia d'amore originale e spiazzante, dato che alla prima parte in puro stile screwball con tocchi demenziali se ne segue un'altra più complessa, sorta di thriller sentimentale che si scioglierà nell'epilogo, dolcissimo, deciso dal destino. Quest'alternanza di toni, sottolineata dal mix della colonna sonora, rende la visione lieve nonostante la lunga durata. Gianna Jun incantevole, film tenero e romantico.

Il ragazzo semi-muto, seguito dalla ragazza triste semi-muta, colpisce le palle (da golf), mentre Kim Ki-Duk le fa venire (allo spettatore). Racconta il regista: alienazione urbana, solitudine esistenziale, violenza familiare, incomunicabilità, onnipresenza delle segreterie telefoniche, usanza assurda di lavare i panni accovacciati sul pavimento del bagno ecc. Tanto e nulla, raccontato con eleganza, un raffinato prologo distillato di pura noia cinefila, per approdare alla parte dall'arresto in poi, bellissima e romantica (! per questa), ma purtroppo ci si arriva un pò estenuati...

SAVE THE GREEN PLANET Convinto che gli andromediani stiano preparando lo sbarco in massa sul nostro pianeta, un ragazzo sequestra il boss di un'industria chimica e lo tortura per costringerlo a confessare la sua natura aliena ed i piani di conquista... All'inizio suscita il riso questo protagonista fissato, ma si capisce ben presto che fa tremendamente sul serio, e il riso lascia il posto al disgusto e alla pena, sia per il torturato che il torturatore, fino al finale, non inatteso nel contenuto, ma spiazzante nella forma. Sfaccettato come un diamante, nero come il carbone, un grande film di disperata allegria.

Lui è un semplice di spirito, incapace di seguire le regole del vivere sociale, lei una tetraplegica; considerati un peso dalle rispettive famiglie, sembrano destinati alla solitudine e alla disperazione, eppure... Commuove e suscita pietà questa storia d'amore fragile e tenero fra due emarginati, ma mette anche in imbarazzo. Come avviene nella sequenza della festa di compleanno al ristorante, anche noi spettatori abbiamo la tentazione di volgere altrove lo sguardo: nessun abbellimento del disagio fisico e mentale, pochi appigli al patetismo, visione cruda, non gratificante ma necessaria.

PEPPERMINT CANDY Un uomo disperato si suicida facendosi travolgere da un treno. Da qui parte un viaggio a ritroso sui binari del tempo attraverso vari momenti della sua vita, fino a "ritornare" nello stesso luogo, vent'anni prima, il tempo della speranze e delle illusioni. Film dalla struttura circolare di perfetta costruzione drammatica, in cui ogni particolare si incastra nel racconto e nulla è casuale. Tanta abilità potrebbe ingenerare un'impressione di freddezza, ma si viene invece emotivamente travolti dalle vicende del protagonista, che ha perduto tutto prima ancora di perdere la vita. Commovente.

Una donna anziana scopre che il nipote con cui vive ha abusato insieme a dei coetanei di una ragazzina. I genitori dei responsabili vorrebbero liquidare la faccenda pagando i parenti della vittima, suicida per la vergogna... Film tenero e disperato, come nello stile del regista. Tenero per la dolcezza della protagonista (straordinaria l'interprete), il cui desiderio di scrivere una poesia è anche un tentativo per contrastare l'insorgenza dell'Alzheimer; disperato per lo squallore della vicenda legata alla violenza sessuale che si cerca di nascondere come polvere sotto un tappeto. Commovente.

THE QUIET FAMILY 6 anni dopo l'evento che ha cambiato per sempre le loro vite, si rincontrano un ex agente sudcoreano estromesso della polizia dopo il fallimento di un'operazione e una ex spia nordcoreana sotto copertura che non può rientrare in patria perchè sospettata di tradimento. Sarà l'inizio di uno strano rapporto, fra molti sospetti e bugie. Buon film, con testa/coda d'azione, mentre la parte centrale è più psicologica, con toni da commedia. Peccato per l'epilogo, forzato e troppo conciliatorio.

Due vite ai margini, entrambe in cerca di riscatto, destinate ad incrociarsi solo nel finale. Kang è un quarantenne ex pugile, pieno di debiti e scacciato di casa dalla moglie, che per campare si offre come "punching ball" umano; Yoo un delinquentello finito in riformatorio che scopre nella box un modo per sfogare la sua rabbia contro il mondo. Per farci salire sul ring insieme a loro, il film non risparmia certo i colpi bassi in pieno stile asian-melodrammatico. Se ci riesce, facendoci tifare per un verdetto impossibile, è grazie soprattutto alla straordinaria prestazione dei due protagonisti

La sua amica del cuore si prostituisce in allegria per pagare ad entrambe un viaggio in Europa. Quando muore, la studentessa protagonista va a ricercarne i clienti per restituire i soldi, dopo essersi fatta ripassare anche lei. Il babbo poliziotto comprensibilmente non la prende bene... Kim Ki Duk doc per temi e scelte stilistiche, rispetto alla sua produzione oscillante fra quasi-capolavori e boiate d'autore, il film si pone in media res: è interessante nei suoi eccessi che pur lo espongono al comico involontario, ma, come accade in altre opere, mi sembra più manierato che profondo.

Un uomo, mancato suicida, naufrago (in)volontario su in'isoletta deserta in mezzo ad un fiume in piena città - una ragazza naufraga volontaria fra le pareti della sua stanza: sono i protagonisti di questo film incantevole che mischia commedia e dramma, un ritratto di due solitudini antitetiche (la riscoperta della natura e della materialità degli oggetti vs. la vita virtuale che sostituisce completamente quella reale) ma convergenti nel finale, romantico e commovente. Opera delicata, originale, che conferma la grandezza del cinema sud-coreano contemporaneo.

Poco prima di andare in carcere al posto del suo boss, un criminale di piccolo calibro riceve la notizia della morte della moglie, una ragazza cinese sposata solo per garantirle un permesso di soggiorno. Per evitare sospetti, è costretto a mettersi in viaggio per partecipare alle esequie... Stupenda storia del rapporto a distanza fra due persone che si sono solo sfiorate senza mai parlarsi: un amore a senso unico talmente puro ed incondizionato da oltrepassare la barriera della morte. L'oldboy Choi Min-Sik straordinario, Cheung tenera e commovente, film memorabile, da spezzare il cuore.

Dopo la morte del marito, un'insegnante di piano si trasferisce in provincia insieme al figlioletto, sperando di ricominciare una nuova vita, ma il piccolo viene rapito ed ucciso. Può la religione darle conforto? E' soprattutto nella risposta a questa domanda che si concentra il cuore del film, ed è un cuore che sanguina, trafitto da un dolore somigliante ad una marea, ora monta e tutto travolge, ora sembra ritirarsi nell'accettazione del disegno di una volontà superiore. Commovente Jeon Do-yeon, di straziante intensità, con Kang-ho Song sullo sfondo in un ruolo goffamente tenero.

NAMELESS GANGSTER - RULES OF THE TIME Trent'anni di carriera criminale di un uomo senza qualità:, da piccolo funzionario doganale col vizio del furto entra in contatto con un boss della mafia e diventa suo socio, riuscendo a cavarsela in ogni occasione grazie a legami di parentela e contatti con le persone "giuste"... I personaggi ci sono e possono contare su interpreti di rango, la confezione è buona, lo stile emerge in molte sequenze, ma la sceneggiatura è confusa, poco pregrante, per cui lo spettacolo, pure interessante da seguire, lascia una sensazione di incompiutezza.

La storia è quella del principe e del povero, declinata più volte al cinema, da Chaplin a Kurosawa, in chiave avventurosa o brillante, e come spesso succede in queste occasioni, l'abito FA il monaco, tanto che il buffone ignorante e rozzo riuscirà ad essere un re migliore di quello vero. Kolossal storico di ambientazione seicentesca, fastoso negli arredi e nei costumi, che diverte, coinvolge, infine commuove. Affiancato da un cast perfetto, Lee Byung-Hun convince in entrambi i ruoli, dimostrando definitivamente di non essere soltanto bello ma anche attore versatile e dotato.

Gangster di seconda fila tenta di far carriera nell'organizzazione ma l'amicizia con un aspirante sceneggiatore, in cerca di spunti per un film sulla malavita, lo metterà ne guai... Film di buona confezione non esente da difetti (durata eccessiva, divagazioni inutili) ma riscattato da un paio di ottime sequenze d'azione e dal personaggio principale, criminale violento ma anche figlio e fratello affettuoso, innamorato timido e gentile. Queste ambiguità caratteriali, ben rese dal bravo protagonista, lo rendono interessante e vivo. Bel finale amaro, da ricordare.

NO MERCY FOR THE RUDE Killer muto uccide su commissione solo cattivi soggetti. Lo fa per potersi pagare una costosa operazione che gli consentirebbe di poter parlare, ma una donna misteriosa ed un ragazzino abbandonato si mettono nel mezzo... Inizio scanzonato da commedia nera, parte centrale che vira sul romantico/sentimentale, finale tragico all'insegno del più spudorato melodramma: mix non inconsueto nel cinema sud-coreano, qui condotto in modo particolarmente felice. Tenero Shin Ha-Kyun, già indimenticabile muto con i capelli verdi per Park Chan-wook., bellissima Yoon Ji-Hye, sorprendente la colonna sonora

NEW WORLD "New World" è il nome di una operazione di polizia di cui pochissimi sono a conoscenza: attraverso infiltrati, influenzare l'elezione del nuovo presidente di una potente società d'affari dedita ad attività criminali... Su un tema analogo a quello affrontato in Infernal Affairs, un potente affresco della malavita in doppiopetto, che non disdegna di sporcarsi le mani col sangue, in una storia in cui stabilire la linea di demarcazione fra bene e male è davvero impossibile. Confezione pregiata, ritmo incalzante, cast adeguato, epilogo grandioso, c'è da scommettere che negli USA lo remakeranno

THE FOUL KING Impiegato vessato dal proprio capoufficio cerca il riscatto sul ring del wrestling, ma gli tocca di interpretare il ruolo del "Foul King", ossia del lottatore scorretto e baro, destinato alla sconfitta. Commedia in cui vanno a braccetto comicità e malinconia (vedi la vita tristissima fuori dalla palestra), con un protagonista di cui è impossibile non innamorarsi: Kang-ho Song, al suo primo ruolo di rilievo, conquista con un personaggio goffo e testardo che riprenderà altre volte in carriera. Assai divertente, nient'affatto banale, da vedere.